mercoledì 28 marzo 2018

L'amore ha vinto l'odio e ha sconfitto la morte


 

PASQUA DI RISURREZIONE – ANNO B - 2018

Cristo nostra speranza è risorto, Allelluia! E' veramente risorto! Allelluia!



E' Pasqua, è Pace! Di Sr Maria Grazia (Carmelo di Rovigo)

Il chicco marcito ha dato il suo frutto,
il grappolo spremuto ha dato vino nuovo
e la tomba vuota è una culla
per quelli che rinascono, salvati,
alla grazia di amare.

E' Pasqua, è pace.
Si leva il mattino di aprile
scuotendo un velo di gemme,
la terra sorride e danza donando fiori,
il pane che ci dai è un pezzo di cielo
e tu vieni a noi come un sole, Signore:
ci mostri i segni della tua vittoria,
ci dici che in noi c'è già un poco di te
e ci insegni a cantare l'Alleluja della gioia
per la nuova primavera che avanza
nella luce dello Spirito.




Carissimi amici, grazie per la vostra assiduità a riflettere sui commenti della liturgia domenicale.

Come indicato precedentemente, con il commento e gli auguri di Pasqua saranno  sospese le pubblicazioni e gli invii tramite facebook.

Spero di farvi avere soltanto il commento della domenica pubblicato dai frati e suore del monastero di Bose. Questo a chi lo chiederà espressamente. L'invito vale per tutti gli altri amici che non hanno partecipato e che nel tempo non ci siamo più sentiti. Sarebbe bello che ognuno di noi si facesse messaggero del Vangelo presso altri, alcuni lo hanno già fatto.

Il commento comunque sarà pubblicato come sempre nella mia pagina Facebook: basta un clic per poterlo vedere e leggerlo sul mio blog .Sul blog troverete anche un modulo di contatto per potermi scrivere,

Vogliamoci sempre bene, preghiamo gli uni per gli altri.


BUONA E SANTA PASQUA!

domenica 25 marzo 2018

Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme?




Domenica delle Palme - Anno B - 2018




Per questa domenica in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme non commenteremo il brano del Vangelo di Marco, che narra la passione e morte di Gesù. La domenica delle Palme introduce la settimana Santa, settimana di riflessione, di preghiera , di revisione della nostra vita per renderla conforme al volere e all’esempio di Gesù, per esplodere poi nel giorno della sua risurrezione nella gioia immensa di ringraziamento per la salvezza che ci è stata donata.
Propongo due riflessioni , la prima del Cardinal Carlo Maria Martini, la seconda di Papa Francesco, come aiuto alla nostra riflessione e come preparazione ad una bella confessione sperando fortemente nella misericordia infinta di Dio Padre.


Come vivere la settimana Santa, del Card. Carlo Maria Martini

La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l'ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa e acclamante.
Forse la nostra processione appare un po' povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. L'importante, tuttavia, non è prendere in mano le palme e gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di iniziare un cammino. Questa scena infatti, che vorrebbe essere di entusiasmo, non ha valore in sé: assume piuttosto il suo significato nell'insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e nella risurrezione di Gesù. Contiene perciò una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? Solo così sarà tua la gioia di Pasqua.
Entriamo dunque con la domenica delle Palme nella Settimana santa, chiamata anche "autentica" o "grande". Grande perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «in essa si sono verificati per noi beni infallibili: si è conclusa la lunga guerra, è stata estinta la morte, cancellata la maledizione, rimossa ogni barriera, soppressa la schiavitù del peccato. In essa il Dio della pace ha pacificato ogni cosa, sia in cielo che in terra».
Sarà dunque una settimana nella quale pregheremo in particolare per la pace a Gerusalemme e ci interrogheremo pure sulle condizioni profonde per attuare una reale pace a Gerusalemme e nel resto del mondo.
La liturgia odierna è quindi un preludio alla Pasqua del Signore. L'entrata in Gerusalemme dà il via all'ora storica di Cristo, l'ora verso la quale tende tutta la sua vita, l'ora che è al centro della storia del mondo. Gesù stesso lo dirà poco dopo ai greci che, avendo saputo della sua presenza in città, chiedono di vederlo: «È venuta l'ora in cui sarà glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12,23). Gloria che risplenderà quando dalla croce attirerà tutti a sé.
(Carlo Maria MARTINI, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, 159-160).



CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San PietroXXIX Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 13 aprile 2014

Chi sono io davanti al mio Signore?


Questa settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.

Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?

Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?

Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?

Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?

Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù…
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?

Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?

Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?

Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana.



giovedì 22 marzo 2018

Non credo più in Dio

IL GRANELLINO🌱
(Gv 8,31-42)
Così esclamano molti della generazione di oggi: "Non credo più in Dio. Non credo più nei preti. Non credo più in un'altra vita. Con la morte tutto finisce. Finalmente sono libero da leggi e norme che mi soffocavano. Ora vivo come meglio mi pare". In realtà chi afferma di non credere più in Dio e nella vita eterna non vive libero, ma vive da schiavo perchè è diventato schiavo di qualcuno o qualcosa.

Quanti schiavi in questa generazione! Ogni giorno, andando in giro per la predicazione, incontro gente che vive schiava sotto il potere malefico di qualche Faraone. Qual è il Faraone che oggi ti schiavizza? Forse tuo marito che ti costringe a vivere una sessualità non secondo le vie di Dio e ti fa sentire sporca, senza avere il coraggio di dire 'No' perchè hai paura di perderlo? 

Forse il tuo Faraone è il cibo che ti ha reso obeso a tal punto da non poter più camminare? Forse il tuo Faraone è l'alcool, la droga o il gioco d'azzardo? Si diventa schiavi di questi Faraoni quando si arriva a dire che senza di essi non si può vivere.

Qual è il tuo Faraone? Forse la paura della morte che ti ha paralizzato e non sai più sorridere? Qual è il tuo Faraone? Forse l'accumulo di danaro che ti fa lavorare giorno e notte? 

Qual è il tuo Faraone? Forse il vivere la tua religiosità in maniera maniacale? Chi ti ha reso schiavo? Forse la lettura quotidiana dell'oroscopo, la frequentazione del mago o della cartomante nelle cui mani hai affidato la tua vita?

Siamo veramente liberi quando siamo capaci di dire 'no' al male e 'sì' a ciò che è gradito a Dio. Gesù ci ha rivelato e insegnato ciò che è gradito a Dio. Ecco perché siamo esortati a dire ECCO, SI COMPIA IN ME LA TUA PAROLA, SIGNORE! dopo aver ascoltato il Vangelo.


 Il grande problema in questa generazione è che molti dicono: "Nessuno mi dica quello che è buono per me. Sono io a decidere quello che è buono o cattivo per me". L'uomo non illuminato dalla Parola di Dio persegue le vie dei sensi e non quelle dello Spirito. Una cosa è certa: Chi segue le vie dei sensi diventa psicosomatico, paranoico, schizofrenico, possessivo, avaro, lussurioso, nevrotico, bipolare, narcisista e pieno di fobie. Quale di queste infermità dello Spirito ti appartiene? Se nessuna di esse ti appartiene, rimani nell'amore di Gesù osservando la sua Parola e sarai l'uomo più libero di questo mondo. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)






domenica 18 marzo 2018

L'ora di Gesù è l'ora del suo passaggio da questo mondo al Padre...



Quinta domenica di quaresima -Anno B – 2018
Nella liturgia di questa domenica celebriamo l'ora di Gesù, della sua glorificazione che non avviene come gli uomini avrebbero voluto, ma nell'amore e nell'obbedienza. L'ora di Gesù, non ci sono dubbi, è l'ora del passaggio di Cristo da questo mondo al Padre.

Nella prima lettura il profeta Geremia ci annuncia come per noi ci sarà una nuova alleanza, il Signore farà con noi una alleanza non più scritta su pietra ma metterà dentro di noi la sua legge, la metterà nel nostro cuore, non avremmo più bisogno di studiare ma solo ascoltare quello che il Signore ci dice.

Nella lettera agli ebrei,
seconda lettura, ci viene presentato un Cristo che nell'ora della morte si manifesta non come un Dio, non affronta la morte con la forza, ma in tutta la sua umanità. chiede nell'ora suprema di allontanare da lui la prova del suo sacrificio, sente tutta la miseria della morte che solo lui che conosce tutto può comprendere sino in fondo e l'offre al Padre nell'obbedienza più completa.
Obbedienza significa ascoltare quello che il Signore ci dice e seguire, in piena libertà, la sua volontà. Obbedire al Signore non significa fare solo quello che lui ci dice, ma seguirlo con gioia nell'amore.
Nel Vangelo l'apostolo Giovanni racconta di alcuni greci che, saliti per il culto nella festa, chiedono a Filippo di vedere Gesù. Vogliono incontrare Gesù perché hanno sentito parlare di lui quale maestro autorevole e profeta capace di operare segni. Gesù informato del fatto da Andrea sembra non interessarsi a loro, intraprende invece un discorso di vita, mentre si avvicinava l’ora della sua morte.
Dal libro del profeta Geremia 31, 31-34
"Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato".
La nuova alleanza potrà avvenire solo attraverso la morte e risurrezione del Cristo salvatore, il Signore non ricorderà più i nostri peccati, perché attraverso l'amore tutto viene perdonato.
Nel salmo responsoriale l'uomo chiede al Signore di "creargli un cuore puro" capace di amare veramente, gli chiede perdono di tutti i suoi peccati e di concedergli il suo Spirito, promette di annunciare a tutte le genti, con umiltà, le sue vie affinché esse possano tornare a Lui.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 5,7-9
Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.”
Gesù chiede nell'ora suprema di allontanare da lui la prova del suo sacrificio, sente tutta la miseria della morte che solo lui che conosce tutto può comprendere sino in fondo e l'offre al Padre nell'obbedienza più completa.
Obbedienza significa ascoltare quello che il Signore ci dice e seguire, in piena libertà, la sua volontà. Obbedire al Signore non significa fare solo quello che lui ci dice, ma seguirlo con gioia nell'amore.
Dal Vangelo di Giovanni 12,20-33
"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata ,che cosa dirò?
Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire".
Non sappiamo se i Greci avevano capito ciò che Filippo e Andrea avevano riferito perchè Gesù continuava a parlare della sua ora, del significato di quanto sarebbe accaduto. “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”, così risponde ad Andrea e Filippo e indirettamente alla richiesta dei greci. La loro domanda sembra non avere risposta ma un significato importante ce lo dà il monologo di Gesù: era necessario che il Figlio dell’uomo fosse innalzato in croce e alla gloria perché anche i pagani potessero vedere Gesù con l’occhio della fede e godere i frutti della redenzione.
Questa è l’ora della glorificazione di Gesù, l’ora della glorificazione del Padre in Gesù: la missione di Gesù sarà presto compiuta non senza la debolezza dell’uomo che era in lui: la mia anima è turbata, è giunta la mia ora.
La sua morte è come il chicco di grano che caduto sulla terra dovrà essere macerato dalla terra stessa e morire per portare frutto. Così anche il Cristo porterà la salvezza a tutti gli uomini solo con la sua morte, segno non di glorificazione ma di sconfitta.
Sulla croce Cristo non cerca la sua glorificazione ma la glorificazione dell'Amore, la glorificazione del Padre. Il Padre glorifica a sua volta Gesù. “L'ho glorificato e lo glorificherò ancora”.
Nelle sue parole, un invito per chi lo seguirà:”Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”.
La gente che lo circonda non si rende conto del valore della missione di Gesù. Il mistero pasquale si caratterizza per il giudizio che esprime sul principe del questo mondo, Satana.
Sembra che Satana abbia vinto, ma è arrivato il giudizio vero, il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Dalla croce Gesù attirerà tutti a sé. La croce da simbolo di vergogna e di martirio diventerà segno di vittoria.

Nell'ora della morte tutti se ne andranno, non resterà nessuno, solo Giovanni oltre le donne, perché avevano compreso quello che gli altri non erano riusciti a vedere. Il Cristo innalzato attirerà a sé tutti gli uomini.
La nostra salvezza, annunciata da Geremia, avverrà solo se nei momenti quando la croce si presenta sapremo prenderla e portarla come Gesù
Comprendiamo il vero significato della nuova alleanza che Cristo ha fatto con ciascuno di noi, e che per questa alleanza ci sentiamo dei perdonati e dei salvati?
Siamo disposti a farci trasformare dalla "Parola" come il chicco che trasformato produce frutto, o preferiamo vivere la vita come si presenta?

sabato 17 marzo 2018

Quanto difficile ci è a volte soffermarci per riflettere e vegliare su noi stessi

INCONTRI CON LA PAROLA

L'esame di maturità spirituale (Giacomo 3, 2-12)
di don Luciano





Ricordo di aver letto questo episodio riferito ai Padri del deserto. Un giorno si presentò a un santo monaco un uomo semplice, di nome Pambo.
Costui chiese all'uomo di Dio di insegnargli le Scritture. Il monaco allora cominciò a leggere a Pambo la prima strofa del Salmo 38:

«Ho detto: "Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi"».

Appena il monaco ebbe letto questo versetto, Pambo si alzò e si congedò da lui dicendo che aveva già sentito abbastanza della Scrittura, e che sarebbe tornato a sentire il resto appena avesse imparato quel primo versetto.

Il monaco aspettò mesi, ma Pambo non si rifece vivo. Finalmente, un giorno il santo monaco incontra casualmente Pambo, e gli chiese dove fosse stato durante tutto quel tempo. Pambo rispose che stava ancora imparando la prima strofa del Salmo 38 a riguardo della lingua.

Quarantanove anni dopo, una persona chiese a Pambo come mai la sua conoscenza della Scrittura si limitasse a quell'unico versetto. E la risposta fu: "Lo sto ancora imparando!"
"Ne uccide più la lingua che la spada!" - E' un proverbio che tutti quanti abbiamo purtroppo sperimentato, tanto come uccisori quanto come vittime.

Dio ha qualcosa da dirci a questo riguardo nella lettera di Giacomo. In Giacomo 3, 2 sta scritto che “tutti quanti manchiamo in molte cose”. Poi Dio continua: “Se uno non pecca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male”

Dio dice che quando si riesce a controllare la lingua, si riesce contemporaneamente a controllare anche tutto il resto! Ci sono tanti modi per peccare, ma Dio afferma che controllare i peccati che si commettono con la propria lingua è la prova numero 1 che una persona è davvero cresciuta spiritualmente, è il segno sicuro che la signoria di Gesù Cristo ha conquistato anche il più piccolo angolo del nostro cuore ribelle.

Sentite come Dio dice le cose senza fronzoli:
«Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio, dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione.
Non-dev'essere così, fratelli miei!Può forse, miei fratelli, un albero di fichi proddurre olive o una vite produrre fichi?
Così una sorgente salata non può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara?» (Giacomo 3,7-11).
E adesso andiamo tutti a confessarci!
Ricordo che alla morte di uno dei nostri santi fratelli che, dopo aver speso la sua vita in missione era stato mandato a fare il portinaio in una nostra casa di formazione, il commento dei nostri studenti fuunanime: "Non l'ho mai sentito parlare male di nessuno!"

Se vuoi, con la potenza di Cristo, puoi controllare la tua lingua, e con essa ogni altra parte della tua vita. E' arrivato davvero il momento nel quale devi concentrare tutta la forza che ti viene da Gesù per superare il tuo esame di maturità spirituale - quello del controllo della tua lingua!


Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

don Luciano