lunedì 17 ottobre 2011

Catechista: un cuore che parla


Parlare con il cuore


       


Il Cristiano:

 una finestra aperta verso il mondo

per parlare col cuore,

 amare

condividere
                                       

Per molti anni si è creduto che il cuore fosse la sede dei nostri sentimenti, i suoi battiti segnalavano i nostri atteggiamenti di rabbia, di dolore, di sofferenza , di gioia, di serenità, di allegria, di amore , di odio. Soprattutto si è creduto che cuore fosse sinonimo di amore. Da esso scaturiva quella forte energia che ci indirizzava verso gli altri, genitori, figli, parenti, amici, quella situazione che ci faceva stare bene con noi stessi e con gli altri. Sì, perché amare è un verbo che ci mette in relazione con gli altri, che ci fa usare le parole giuste per comunicare, che guida i nostri occhi  ad incontrare quelli di altre persone in una intesa velocissima e profonda, istintiva.
Amare è farsi capire e cercare di capire l’altro, mettere insieme i nostri modi di vivere e sentire; amare è mettere in comunione il nostro essere e solo amando si può raggiungere l’altro.
Succede che quando amiamo una persona abbiamo bisogno di sentire i battiti del nostro cuore: più forte è l’intensità del nostro amore e più frequenti e veloci saranno i battiti di questo muscolo che a volte sembra scoppiare.

I battiti del cuore in una persona che non ha mai amato o che non ama possiamo paragonarlo all’esito di un  elettrocardiogramma piatto: un cuore insensibile.
Spesso, non ci facciamo caso, i nostri discorsi trasmettono parole aride, senza afflato che non dicono e non parlano con amore, non raggiungono l’altro, annoiano anziché entusiasmare.
Amare vuol dire dirigersi verso l’altro con affetto sollecitando risposte, assensi, condivisione. Possiamo essere molto intelligenti, uomini di cultura, ma la nostra intelligenza e la nostra cultura se non sono accompagnate da sentimenti di vita nella trasmissione agli altri, sono rintocchi di una campana stonata. Uno scienziato davanti ad una scoperta esulta di gioia quando trasmette ad altri la sua scoperta e il suo entusiasmo è contagioso, i battiti del suo cuore sono alle stelle, egli ha parlato con il cuore.
Un professore che trasmette il suo sapere senza entusiasmare avrà degli allievi passivi, non partecipi, annoiati.




parlare,

scrivere con il cuore

è possibile




Sarà possibile se siamo convinti che parlare con il cuore è possibile, se veramente vogliamo stabilire un contatto di vita con gli altri, intavolare un  dialogo tendendo allo scambio delle ricchezze personali.
Il dialogo è la strada scelta da Dio per realizzare il Suo Regno d’amore, è il mezzo che rende la  storia di salvezza una nuova creazione, è la via attraverso la quale noi collaboriamo con Dio nel costruire la sua Chiesa, il suo Regno.

Prima regola del dialogo non è il parlare ma l’ascolto, l’ascolto paziente, non annoiato, senza fretta di dire la nostra. L’ascolto ci fa conoscere l’altro, il nostro interesse nel conoscere l’altro prepara le nostre parole ad essere più incisive e appropriate e lo saranno se parliamo con il cuore e dimostrando di dare il nostro cuore, animati da una fiducia reciproca. Solo così acquistiamo l’autorevolezza di parlare al cuore dell’altro.
Da qui l’invito, se invitati a parlare, a preoccuparci di conoscere il pubblico, il suo modo di vivere, la sua preparazione culturale e quant’altro…Parlare con il cuore si chiama vuol dire conoscere l’altro.

Ricordiamo ciò che dicevano di Gesù: “ Nessuno ha mai parlato come Lui”. Sì, perché la gente vedeva che parlava con autorità e saggezza, che i suoi atteggiamenti erano di compassione e amore per il popolo, era da parte della gente, uno di loro, un amico. Il parlare di Gesù non  esprimeva voglia di potere ma solo sentimenti di attenzione, di amore, di servizio.
Gesù parlava con l’autorità di Figlio di Dio: non crediamo mai per un  solo momento di essere infallibili. Dialogare vuol dire che anche l’altro può arricchirmi, che io possa sbagliare ed essere corretto a mia volta. Dialogare è non dare niente per scontato perché:


“Occorre a questo scopo far nostra l’antica sapienza che, senza portare alcun pregiudizio al ruolo autorevole dei pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio ascolto di tutto il Popolo di Dio”. (Giovanni Paolo Secondo)



«Spesso a uno più giovane il Signore ispira
un parere migliore». (San Benedetto)



E san Paolino di Nola «Pendiamo dalla bocca di tutti i fedeli, perché in ogni fedele soffia lo Spirito di Dio»”.

“ I santi rivelano con la loro vita l’azione potente dello Spirito che li ha rivestiti dei suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore. Ogni cristiano è chiamato a seguirne l’esempio, cogliendo il frutto dello Spirito, che < è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé> (Gal 5,22).
Promuovere un’autentica vita spirituale alla richiesta, oggi diffusa, di accompagnamento personale. Si tratta di un compito delicato e importante, che richiede profonda esperienza di Dio e intensa vita interiore. In questa luce, devono essere attentamente vagliati i segni di risveglio religioso presenti nella società: essi possono rivelare l’azione dello Spirito e la ricerca di un senso che dia unità all’esistenza”. (Educare alla vita buona del Vangelo,23)





Essere

come un libro

 aperto



Quando incontriamo una persona spesso può capitare che nascondiamo le nostre emozioni come se volessimo nascondere qualcosa, ovvero abbiamo paura del giudizio dell’altro. Le emozioni debbono invece essere una risorsa per farsi conoscere, per accompagnare le nostre parole, per comunicare meglio quello che abbiamo dentro che ci rende testimoni della nostra vita, della nostra fede. Le emozioni che accompagnano le parole suscitano emozioni, aiutano la comprensione, fomentano l’amicizia.  Sia il  nostro parlare sincero, veritiero: sì, si; no,no.  Non lasciamoci schiacciare dalla razionalità, ma siamo emotivamente intelligenti mettendo la razionalità al servizio del cuore? 
“Si deve  riuscire a comunicare dal cuore e con il cuore per arrivare al cuore dell'altro, dando il necessario spazio ai sentimenti e alle emozioni. Questo significa aprirsi sinceramente alla cultura del dialogo, dell'uguaglianza e della parità dei diritti. Entrare in una dimensione comunicativa e relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, alla base della quale ci sono sentimenti importanti come la fiducia, la tolleranza, l'empatia, l'amore e il rispetto per l'altro. Tutto questo è intelligenza emotiva! Ed è quello che serve per creare sintonia comunicativa, cultura del dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli obiettivi e, in ultima analisi, un risultato finale reciprocamente soddisfacente, che consente ad entrambi di vincere e di sentirsi Ok”. (Dott. Angelo Battista, benessere.com)
Parlare con il cuore sviluppa l’orientamento al dialogo che nasce man mano che ci si conosce, si condivide, si lavora insieme: insieme si vince e si perde trovando sempre la strada per continuare o ricominciare.

“Un passo degli Atti degli Apostoli esprime in maniera splendida questo. In At
2,37, dopo che Pietro ha parlato, l’autore commenta: «all’udir questo, si sentirono
trafiggere il cuore».
Un cuore trafitto è un cuore che è stato conquistato, che è stato persuaso,
che ha intuito una possibilità nuova
. La “trafittura del cuore” non è semplicemente un momento previo all’IC, ma è
la forza e la bellezza di essa. Certamente l’essere attratti dal cristianesimo precede la
catechesi, poiché una persona chiede di essere accompagnata in un cammino di
iniziazione solo dopo che ha almeno intuito il valore della proposta cristiana, ma
questa “attrazione” non può essere data come avvenuta una volta per tutte.
Al contrario, la forza della catechesi sta proprio nel tornare sempre alla novità
del cristianesimo. Solo quando questo avviene, le persone si sentono ogni volta di
nuovo “trafiggere” il cuore nell’incontrare Cristo. In questo senso, se esiste un
“primo annunzio” che è previo alla catechesi, esiste anche una “prima
evangelizzazione” che avviene dentro la catechesi dell’IC e che la deve
contraddistinguere”.( Antonio Leonardo, quali orientamenti per il rinnovamento dell’iniziazione  ELLEDICI)

Un esempio di comunicazione profonda:   

“La mia professione di insegnante mi pone quotidianamente di fronte alle dinamiche relazionali dei bambini che, non sempre, sono facili da gestire.
All’ inizio della mia carriera, lavorai in una classe particolarmente problematica, conflittuale (aggressività e casi di bullismo) e con difficoltà socio/culturali. Ricordo che talvolta, l’ esasperazione era tale da arrivare ad urlare quasi istericamente, nel vano tentativo di farmi ascoltare. Un giorno un bambino mi guardò dritto negli occhi e con aria arrabbiata ma molto consapevole mi disse:”Quando urli così mi fai spaventare. Io ti ucciderei!”. Fui favorevolmente colpita dalla capacità e dal coraggio  del bambino di esplicitare un contenuto così forte ad un adulto e, in qualche modo, ne fui orgogliosa perché voleva dire che il bambino si sentiva al sicuro nella possibilità di esprimere il suo sentire. Avevo lavorato bene! Una parte di me sentiva giusta la rabbia di quel bambino e comprendeva la sua paura ma l’ altra sentiva il bisogno di comunicare anche le sue emozioni….”Mi spiace d’ averti fatto spaventare ma quando cerco di parlare con voi e non mi date retta, mi sento invisibile, è come se non ci fossi. Questo mi fa star male ed è questo il motivo per cui urlo. Ti è mai capitato di sentirti così?” Il suo volto si illuminò.” Sì, con i miei genitori quando non mi ascoltano. Sto male  e spaccherei tutto!”. Da quel giorno, non smisi di urlare all’ occorrenza ma ogni volta che succedeva, uno sguardo di intesa ci univa. Si era creata un’ alleanza fondata non sulla facile “seduzione” del potere dell’ insegnante ma sulla fiducia e sulla com-prensione col cuore”.
Monica Fonti  www.naturopataonline.org



    Gesù insegnava

    e tutti ne facevano

    grandi lodi



Maestro buono cosa devo fare per seguire te e per dedicarmi agli altri e parlare col cuore?
Questa è la domanda che  ogni cristiano, ogni operatore di catechesi deve porsi, in un dialogo continuo col Maestro. Vangelo in mano per leggere, riflettere sul metodo di Gesù.
Scopriremo che è stato un grande amico, l’amico più grande che sia mai esistito, l’amico che ha amato tutto il mondo fino a sacrificare la sua vita per amore degli uomini.
“ Questo è il mio comandamento: che vi amiate, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Giov 15,12-14).

Gesù ha lasciato dei segni per dimostrare la sua divinità operando prodigi e anche miracoli ed ebbe a dire: “ Se avrete fede pari a un  granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20).
 Essere amici, avere fede in Lui, vivere una vita alla sua presenza per mostrarsi agli altri ed agire come il Maestro.

Gesù era un grande osservatore, uno scrutatore di cuori ( ricordiamo il giovane ricco, Nicodemo, La Samaritana, Pietro...)

Gesù era una grande parlatore, capace di arrivare al cuore dei semplici, dei poveri di tutti i bisognosi (ricordiamo le Beatitudini, le parabole molto vicine nel significato alla vita quotidiana di chi l’ascoltava)

Gesù amava i bambini, anche quando stanco li voleva vicini:”lasciate che i bambini vengano a me”, li segnalava come esempio per chi voleva raggiungere il Regno dei cieli…

Gesù non disdegnò mai nessuno sempre in cerca di ogni uomo, ( ricordiamo la pecorella smarrita e il buon pastore, l’obolo della vedova…) ma anche severo per chi in mala fede scandalizzava i fratelli, o uno dei più piccoli…

Gesù è al servizio di tutti: “ il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28), e vuole che chi lo segue faccia lo stesso.

Gesù si  adoperò in tutti i modi per radunare i figli di Israele fino all’inverosimile, convinto della verità che predicava ( Lui è verità):  “ Alcuni farisei tra la folla gli dissero:”Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc 19,39-40).
Gesù è capace di piangere: ricordiamo Lazzaro, e poi per Gerusalemme: “ Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo “ Se avessi compreso anche, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi…non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19,41-44?

Questi sono solo alcuni esempi del comportamento di Gesù , ma i vangeli, per chi sa leggerli e rileggerli con attenzione sono una miniera di esempi…

Nessuno ha mai amato come Gesù, nessuno ha mai parlato col cuore come Lui, nessuno ha mai agito come Lui. A noi,deboli come siamo, basterebbe mettere in pratica una sola frase del vangelo per essere bravi discepoli, catechisti, operatori di catechesi, annunciatori del suo messaggio.

Essere amici di Gesù, seguaci di Gesù discepoli di Gesù, inviati da Gesù per manifestare al mondo il messaggio di Gesù significa averlo dentro il cuore per poterlo dare agli altri, bambini, ragazzi, giovani adulti, con particolare attenzione alla famiglia , piccola chiesa nella grande Chiesa. Parlare con il cuore per risvegliare nei loro cuori il seme divino in loro addormentato ma non morto, che aspettano un segnale per riprendere la strada, la via da lui indicata, la verità per tutte le genti di ogni razza e nazionalità, rivivere una vita degna di ogni uomo figlio di Dio, consapevoli che Gesù è la Via, la Vita, la Verità.

“O Gesù Maestro, santifica la mia mente ed accresci la mia fede.
O Gesù, docente nella Chiesa, attira tutti alla tua scuola.
O Gesù Maestro, liberami dall’errore, dai pensieri vani e dalle tenebre eterne.
  
O Gesù, via tra il Padre e noi, tutto offro e tutto attendo da te.
O Gesù, via di santità, fammi tuo fedele imitatore.
O Gesù via, rendimi perfetto come il Padre che è nei cieli.
  
O Gesù vita, vivi in me, perché io viva in te.
O Gesù vita, non permettere che io mi separi da te.
O Gesù vita, fammi vivere in eterno il gaudio del tuo amore.
  
O Gesù verità, ch’io sia luce del mondo.
O Gesù via, che io sia esempio e forma per le anime.
O beato Gesù vita, che la mia presenza ovunque porti grazia e consolazione”.

Don Alberione, beato

 un posto per te, un posto per tutti
per stare insieme
e amare di cuore .






Nella casa del Signore
c’è sempre